Gli archivi: una questione a volte...Privata

Cosa succederebbe se dovessi conservare il mio archivio o quello della mia famiglia o quello della mia impresa? Quali sono i documenti che potrei lasciare ai miei nipoti?
Quante persone si saranno poste queste domande... tuttavia fino a tempi molto recenti la conservazione dei propri ricordi in un mondo in cui la maggioranza era analfabeta veniva tramandata esclusivamente a voce. È solo la progressiva diffusione dell'alfabetizzazione che ha permesso infatti a tutti noi di creare archivi.
In passato gli unici che potevano vantare testimonianze risalenti addirittura all’epoca medioevale erano gli eredi di famiglie nobiliari o mercantili. Dall’800 con l'industrializzazione e la scolarizzazione di massa, gli archivi privati in particolare quelli di persona iniziano ad essere rilevanti numericamente .
I documenti presenti negli archivi personali o familiari, come le lettere, gli appunti, i diari o le fotografie, restituiscono uno sguardo più intimo sulla realtà (sempre che non sia stati sciaguratamente "sanificati" dai discendenti). Come sottolinea Francesco D'Alessio, ingegnere studioso di famiglie e architetture legate all’industria e al commercio nel territorio lariano, il materiale documentario che resta è spesso contenuto numericamente per gli scarti apportati dallo stesso produttore o dai suoi discendenti. Tra i materiali particolari presenti in questi archivi ricordiamo le raccolte di vestiti, oggetti e arredi, che dal secondo dopoguerra sono purtroppo soggetti a grande dispersione nei cambi generazionali sia per il continuo evolvere delle mode sia per il progressivo ridursi degli spazi abitativi. Oggi lo status e le ambizioni dei singoli è testimoniato attraverso strumenti informatici spesso condivise su social, in immagini spesso ripetitive e ridondanti che rischiano di distogliere l'attenzione da ciò che sarebbe opportuno conservare e trasmettere della storia personale e familiare.
Quando parliamo di archivi privati, non dobbiamo tuttavia pensare unicamente agli personali e di famiglia.
Esiste, infatti, una galassia di archivi di diversa natura definiti come privati, riferibili a diverse categorie in base al tipo di soggetto che li ha prodotti: si pensi a quelli delle fondazioni, delle associazioni o delle imprese.
Tutti questi archivi possono costituire una fonte inesauribile di informazioni sia per gli storici e gli studiosi, sia per i comuni cittadini.
Il patrimonio custodito spesso viene reso accessibile a chi ne faccia richiesta di consultarli per i più diversi motivi.
Il diritto alla consultazione da parte della collettività deriva da una dichiarazione di interesse storico particolarmente importante rilasciata dalle Soprintendenze Archivistiche, e quindi dal riconoscimento come bene culturale attribuito a questi patrimoni.
Per scoprire uno degli esempi più interessanti di archivi privati, quello sindacale, a Sesto San Giovanni è possibile rivolgersi all'Associazione Bibliolavoro, che conserva archivi storici di rilevanza regionale e nazionale come quelli della Cisl Milano, della Federazione italiana metalmeccanici di Milano e della Federtessili, oltre ad una serie di archivi personali di esponenti sindacali lombardi e una videoteca di circa 3.500 filmati. I documenti conservati variano da quelli istituzionali, ai manifesti, volantini, fotografie, documenti audio e video, nonché alle fonti orali. Di particolare pregio vi sono l'archivio della sezione “lavoro e temi sociali” del Filmmaker Festival (edizioni 1997-2010) e i documentari sindacali, film e reportage, a supporto di attività didattiche e rassegne a tema. Gli archivi sindacali permettono un incontro/scontro di fonti diverse imprescindibile per un soggetto produttore, come quello sindacale, che vive nella contemporaneità e la cui storia si alimenta e si sviluppa attraverso le generazioni.
Tuttavia, anche in realtà strutturate come queste, il pericolo della dispersione delle fonti e della loro distruzione è aggravato paradossalmente dal passaggio al digitale nella produzione di documenti, imponendo agli archivisti di moltiplicare gli sforzi per una sensibilizzazione e responsabilizzazione dei soggetti produttori.