L'archivio e la biblioteca: amici nemici

Spesso la professione di archivista si somma a quella del bibliotecario creando di fatto un equivoco di tipo concettuale con la sovrapposizione pressoché completa dei due ruoli.

Ma allora, se vincerò l’ambitissimo concorso pubblico andrò a fare l’archivista, il bibliotecario, oppure entrambi?

Ci sono delle interessanti differenze tra le due figure, che fanno sì che ci si guardi a volte con reciproco sospetto, salvo poi trovarci nello stesso schieramento quando si tratti di combattere battaglie comuni per la salvaguardia del patrimonio culturale.

La biblioteca è il luogo dove abitualmente si va a consultare, leggere o prendere in prestito libri che sono stati a loro volta volontariamente raccolti e ordinati dal soggetto che ha acquisito i volumi secondo fini precostituiti, L’elemento determinante, in questo caso, appunto, è la “volontà” di chi l’ha costituita ed è questo che la distingue, al pari di una raccolta o una collezione, da un archivio.

Anche noi abbiamo dei luoghi, nelle nostre abitazioni, che vengono adibiti a piccola biblioteca personale: come non pensare per esempio alla mia bellissima collezione di libri di cucina che giace esanime e senza speranza ordinatamente riposta sullo scaffale di casa?

E un archivio allora? Che cosa avrà di così diverso rispetto ad una biblioteca?

In questo secondo caso ci sarà un rovesciamento di forze: non sarà più la volontà del soggetto che lo crea a prevalere, ma il naturale sedimentarsi dei documenti legati da un vincolo che li tiene uniti fin dal loro nascere, una sorta di filo rosso, ad essere più importante di ogni altra cosa.

L’archivio nasce per lo più per soddisfare le finalità pratiche di chi lo costituisce:, è un prodotto spontaneo, involontario, esiste a prescindere, perché strettamente connesso alle attività svolte da una persona oppure da un ente pubblico o privato, come possono essere ad esempio le imprese. Attività che per essere svolte portano con sé il più delle volte un’ inevitabile produzione di documenti che devono essere poi conservati a breve o lungo termine.

Questa differenza, volendo essere ancora più concreti, si riflette anche su un altro concetto a noi familiare: l’ordinamento.

In una biblioteca, il soggetto che la costituisce può liberamente decidere di ordinare i volumi secondo diversi criteri: per autore, per formato, in ordine di acquisizione ecc...o anche di cambiare tale ordinamento se non lo reputa più funzionale. L’importante è poter sempre reperire un volume sullo scaffale quando si ha la necessità di consultarlo. Se ci pensiamo bene succede anche noi, nelle nostre case: quante volte avremo ribaltato le nostre librerie trovando più funzionale un ordine piuttosto che un altro?

Per quanto invece riguarda l’archivio le cose sono più complesse: essendo i documenti un riflesso delle attività del soggetto che lo crea, nella maggior parte dei casi vengono già organizzati, fin dalla loro genesi, e raccolti in un ordinamento logico che è funzionale ai compiti svolti dal produttore.

Le loro somiglianze, ma soprattutto la loro diversità potranno contribuire , anche davanti agli scaffali di casa o al nostro pc, ad arricchire il nostro orizzonte e a farci percepire con occhi diversi la nostra #memoria.