Motori di ricerca e archivi...

Se qualcuno dicesse che l’archivista deve avere una buona conoscenza di come è strutturato l’archivio e di che cosa c'è al suo interno, sicuramente saremmo concordi. Ma se al contrario affermasse che gli archivisti più famosi dei nostri tempi sono i motori di ricerca come Google e Bing, quali reazioni avremmo?

Veramente Google e gli altri motori di ricerca sostituiranno la nostra professione?

La risposta immediata è sicuramente un no. I motori di ricerca non possono essere gli archivisti nel XXI secolo perché la rete non può essere definita un archivio.

La rete infatti è un grande collettore di informazioni non organizzate di diverso tipo, che può generare false sicurezze nelle risposte alle ricerche.

Tuttavia il tema dei motori di ricerca merita un approfondimento, non può essere liquidato così semplicemente.

Come ha, infatti, sottolineato Saverio Almini, archivista e docente a contratto dell’Università degli studi di Milano - una umanizzazione dei motori di ricerca implica che gli archivisti svolgono lavori di tipo puramente meccanico e cioè che all'input di una ricerca, il compito dell’archivista si riduca a una pura elaborazione dei dati e alla messa a disposizione dei risultati.

In realtà, quella che svolge l’archivista “non è una operazione meccanica, ma piuttosto critica”, che si basa sulla conoscenza di cosa sia un archivio, della sua struttura e del contesto in cui si è formato.

Non si può prescindere, secondo Almini, dal capire cos’è un motore di ricerca e il suo reale contributo alle nostre istanze. é necessario essere consapevoli dei meccanismi sottesi alla generazione delle risposte e domandarsi da dove provengono le informazioni, con quali linguaggi sono stati elaborati i dati analizzati e con quali fini sono messi a pubblicati in rete, quando e da parte di chi.

Anche Giampietro Morreale, archivista di lungo corso, è intervenuto sull’argomento, spiegando che la questione dei motori di ricerca non può essere ridotta semplicemente ad una ricerca testuale in mezzo a documenti senza ordine memorizzati in qualche cloud: equivarrebbe a tenere tutto sul desktop. Fino a che si hanno pochi dati va tutto bene, ma quando questi si moltiplicano è necessario, anzi indispensabile fornire loro una struttura in un archivio per garantire un corretto accesso alle informazioni.

Queste considerazioni da parte dei nostri colleghi ci possono sicuramente aiutare a dare una nuova prospettiva alla nostra professionalità che non rimane mai fine a sé stessa ma può essere sicuramente a buon diritto calata nel XXI secolo ed entrare a pieno titolo tra quelle indispensabili per gestire al meglio tutto il flusso digitale che si sta generando grazie all’uso massiccio della rete internet.